Big Data

2018

Big Data è regolare e incommensurabile. La regolarità è confermata dall’uniformità delle torri ed è contraddetta dalle infinite variazioni che compongono l’interno delle gallerie, ognuna configurata allo stesso tempo come matrice e come mutazione. Lo schema fisso delle gallerie cambia per mezzo di alterazioni nella disposizione delle pareti laterali e grazie a una infinita casistica di forme plastiche che abitano il vuoto, spazi dentro lo spazio. In alcuni casi queste forme si articolano in ponti tra i livelli laterali, connessioni fisiche e virtuali della natura duale e simmetrica della composizione.
Big Data, che all’apparenza non contiene nulla, contiene in realtà tutto il maestoso flusso informatico. Non si comprende se Big Data sia supporto o rappresentazione del supporto. Sostenitori della verità debole amano credere che Big Data sia semplicemente un simulacro, ma la magnificenza di questa struttura rende ogni speculazione teorica superflua. Le informazioni continuano ad accumularsi incessantemente e tendono alla conoscenza totale. Una conoscenza universale e indifferenziata che soffoca le gerarchie del pensiero e non contempla l’interpretazione, non permette alcuna opera di riduzione e dimenticanza.
Cos’è allora Big Data? È forse uno sconfinato teatro della memoria con le proprie leggi di disposizione delle informazioni in loci riconoscibili? Gli algoritmi non hanno bisogno di ars memoriae. Big Data è più probabilmente una proiezione, uno spazio della mente. Si comprenderebbe così l’impossibilità di percorrerne lo spazio esterno. Big Data è il trionfo estremo e la fine programmata del mondo fisico e dell’architettura.
Tutto ciò che è solido svanisce nell’aria.